Le industrie negli ultimi anni hanno dovuto adeguarsi alla necessità di riutilizzare le acque reflue depurandole attraverso l’installazione di impianti ad hoc.
Nei decenni scorsi infatti molte attività, sia di piccole che di medie e grandi dimensioni hanno cominciato a consumare molta più acqua per aumentare la produzione, per cui, affinché si potesse limitare lo spreco delle risorse idriche, è stato necessario provvedere con sistemi di riciclo con depurazione a monte.
Ciò è stato possibile attraverso impianti depurativi delle acque reflue, che hanno un attento e dettagliato funzionamento volto a rendere l’acqua riutilizzata quanto più pura possibile.
Vediamo di seguito come funziona un impianto di depurazione per il trattamento delle acque reflue.
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I passaggi iniziali di depurazione idrica
Per avviare il processo di depurazione delle acque reflue in azienda, il primo grande passaggio indispensabile è la grigliatura.
Vengono cioè raccolte tutte le reti fognarie per essere poi convogliate negli impianti depurativi attraverso dei collettori.
Questi ultimi spesso hanno anche la duplice funzione di sollevare i liquami per prepararli agli step seguenti di trattamento.
In questo modo viene effettuata già una prima pulizia delle acque reflue dallo sporco più visibile (si pensi ad esempio a pezzi di plastica, pezzi di legno, pezzi di carta e qualunque altra cosa non si discioglie in acqua).
Dalla grigliatura iniziale, le acque reflue finiscono poi in un canale di raccolta, alla cui estremità è dotato di altre griglie che permettono invece di trattenere tutto il materiale solido più piccolo (da minimo 3 mm) che finisce facilmente nella rete fognaria.
Depurazione delle acque da sostanze viscide
Dopo aver liberato le acque reflue da tutto il materiale solido in esse presenti, si passa ad una fase un po’ più delicata ovvero quella che depura la risorsa idrica dalle sostanze liquide viscide.
Tale fase prende il nome di dissabbiatura e di disoleazione.
Con questo step, le acque reflue vengono raccolte nell’impianto di depurazione industriale per essere sottoposte a purificazione da oli, grassi, sabbia e qualunque altra particella simile.
Durante la fase di suddivisione, che prende il nome di insufflazione, viene soffiata anche dell’aria per consentire che si sollevino le particelle depositate sul fondo così da garantire una più efficace depurazione.
Questo processo avviene grazie alla presenza di diffusori porosi, che permettono all’aria insufflata di emulsionarsi con le sostanze grasse presenti nelle acque reflue per trattenerle e lasciare invece che l’acqua circoli libera.
Tali sostanze grasse trattenute dal flusso d’aria, vengono poi aspirate da piccoli impianti che le conducono in appositi pozzetti di raccolta.
Che fine fanno olio, grasso e similari?
Ci sono alcuni impianti di depurazione che li trattengono all’entrata delle vasche di sedimentazione primaria per il loro utilizzo, e altri impianti invece che se ne liberano in automatico durante il processo di trattamento delle acque reflue.
La disoleazione di solito si basa su oli che hanno un basso peso specifico rispetto all’acqua, così da farli più facilmente salire in superficie per essere poi riutilizzati.
La fase di evaporazione
Una fase ulteriore che potrebbe far parte di questo processo di depurazione è l’evaporazione.
Si tratta di un processo termico posto in essere in alcuni impianti industriali al fine di dividere due fasi liquide: un distillato e un concentrato.
Con questa funzione ulteriore si favorisce l’evaporazione del refluo per ottenere un’acqua distillata riutilizzabile nella produzione aziendale. Le sostanze reflue trattenute vengono invece smaltite.
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La decantazione, quando e come è importante
Dopo le fasi appena viste, nell’impianto di depurazione l’acqua reflua viene sedimentata in due processi che avvengono in due vasche differenti: quella primaria prevede la divisione di acqua e sostanze solide grazie al principio della gravità (si pensi ad esempio al caso del fango che comunque richiede un trattamento specifico e più particolare).
Devi considerare infatti che alcune particelle galleggiano in acque, altre invece vanno a fondo.
Ecco perché dopo la sedimentazione primaria, l’acqua viene trasferita nelle vasche di decantazione, perché permettono di dividere la risorsa idrica da riutilizzare dalle sostanze inquinanti.
Le acque reflue vengono quindi ripulite anche dalle sostanze più pesanti che tendono a depositarsi sul fondo dell’acqua ormai depurata.
Tieni presente che sia le vasche di decantazione che quelle di sedimentazione primaria non sono molto alte, così da permettere alla ventilazione posta in essere al loro interno di risollevare i fanghi già depositati.
Sempre da un punto di vista stilistico, le vasche non devono essere nemmeno troppo corte, altrimenti si rischia di provocare un corto circuito durante uscita ed entrata di acqua.
Anche la larghezza deve essere contenuta per evitare che si formino spazi morti ai margini e sugli angoli della vasca, che potrebbero altrimenti innescare dei fenomeni putrefattivi.
Pertanto, le dimensioni delle vasche sono pensate per ospitare l’acqua da depurare per un massimo di tre ore.
Dopo le fasi di sedimentazione e di decantazione, l’acqua risulta limpida e pronta ad essere riutilizzata sempre per la produzione aziendale.